Capire come sono fatti i sacchetti biodegradabili è necessario per metterci nella condizione di mantenere un comportamento green consapevole.

Per definizione un materiale biodegradabile è un composto nato dall’insieme di materie prime che hanno la capacità di essere assorbite dall’ambiente.
Hanno cioè la proprietà di venire decomposte in molecole più semplici.

Generalmente la sostanza di partenza con cui sono fatti i sacchetti biodegradabili è l’amido. Ma ce ne sono di diversi tipi. Ad esempio:

•    mais;
•    patate;
•    grano;
•    tapioca;
•    alcuni zuccheri fermentati;
•    sostanze di derivazione chimica.

L’immissione nel mercato dei sacchetti biodegradabili si è resa necessaria per ridurre l’inquinamento e risale agli anni Novanta del Ventesimo secolo.

Dobbiamo, infatti, considerare che i sacchetti di plastica normale hanno un impatto altamente inquinante a causa della loro persistenza nel tempo. I sacchetti biodegradabili, invece, pur mantenendo caratteristiche competitive con quelli tradizionali, sono fatti con sostanze che permettono di essere neutralizzate in tempi brevi.

Come riconoscere i sacchetti biodegradabili

Addentriamoci un po' di più nel quotidiano ed andiamo a scoprire come riconoscere i sacchetti biodegradabili.

Per prima cosa dobbiamo sapere che per legge i sacchetti biodegradabili sono gli unici che si possono usare per fare la spesa. Perciò teoricamente quelli che ci danno nei supermercati o nei negozi sono ecocompatibili. Per essere certi, però, che il sacchetto che abbiamo in mano sia davvero conforme alla normativa, bisogna accertarsi che esso riporti la dicitura EN13432:2002 e la scritta “prodotto biodegradabile conforme alle normative comunitarie EN 13432”. Di solito queste informazioni vengono stampate nella zona frontale e sono facilmente visibili.

C’è, tuttavia, anche un metodo molto più semplice e rapido per scoprire se si tratta di un sacchetto biodegradabile. Basta sentirlo al tatto. Se risulta morbido e poco consistente, possiamo stare tranquilli. Inoltre, dato che in generale la materia prima con cui i sacchetti biodegradabili sono fatti è una sostanza vegetale, essi di solito presentano un odore caratteristico e inconfondibile.

Diciamo dunque che gli indizi che ci indicano come capire se un sacchetto è biodegradabile sono:

•    presenza della dicitura di Legge;
•    consistenza al tatto;
•    odore caratteristico.

Un discorso a parte merita la qualità della loro resistenza. Spesso abbiamo sentito dire che si può riconoscere un sacchetto biodegradabile anche dal fatto che resiste meno al peso. In realtà questa critica non è sempre vera. Molto, infatti, dipende da come vengono prodotti. Si possono trovare sul mercato sacchetti biodegradabili che offrono performance di alta qualità assolutamente identiche a quelli tradizionali.

Qual’è la differenza tra sacchetti biodegradabili e compostabili

Nel linguaggio comune c’è un po' di confusione su quale sia la differenza tra sacchetti biodegradabili e compostabili.

Cerchiamo di fare un po' di chiarezza.

Un sacchetto, o un qualsiasi prodotto, per essere dichiarato biodegradabile deve essere in grado di decomporsi nella misura del 90% in un massimo di 6 mesi.

Invece un materiale compostabile, ovvero trasformabile in compost (concime), si disperde completamente nell’ambiente decomponendosi in meno di 3 mesi.

Per definire quale sia la differenza tra sacchetti biodegradabili e compostabili è intervenuto l’UNI (Ente Italiano di Unificazione) con la norma UNI EN 13432. Attraverso questa normativa sono stati definiti anche i riferimenti tecnici dei sacchetti biodegradabili destinati alla raccolta differenziata.

Se desideriamo mantenere un comportamento green e rispettare davvero l’ambiente, quindi, dobbiamo scegliere i sacchetti compostabili anche nella vita di tutti i giorni.

Il materiale più usato per la realizzazione delle buste per la spesa compostabili è il Mater-B, un derivato del mais. Essendo questa una sostanza del tutto naturale rispetta l’ecosistema in modo totale.

Praticamente, quindi, se utilizzi buste compostabili come contenitore per i rifiuti organici e per l’umido ottieni un risultato assolutamente rispettoso dell’ambiente, in quanto il sacchetto stesso è realizzato con materiale di origine organica.
Proprio come le bucce e gli altri scarti vegetali, esso si trasforma in concime utile al terreno.

A questo punto è opportuno precisare che:

•    un sacchetto biodegradabile non è per forza compostabile;
•    un sacchetto compostabile si trasforma sempre in fertilizzante.
 
Se ami davvero l’ambiente in cui vivi, dunque, è meglio che ti affidi a sacchetti compostabili, preferendoli a quelli biodegradabili che rispettano la natura in modo meno determinante.

Dove si buttano i sacchetti biodegradabili?

Chiarito il fatto che un sacchetto compostabile è sempre biodegradabile, mentre quello biodegradabile può non essere compostabile, ci rimane il dubbio di stabilire dove si buttano i sacchetti biodegradabili.

Dobbiamo fare attenzione perché sacchetti biodegradabili e sacchetti compostabili non si smaltiscono allo stesso modo.
I primi si buttano insieme alla plastica e non possono raccogliere i nostri residui di organico e umido.

Nella vita di tutti i giorni abbiamo ormai imparato a dividere i rifiuti in modo ecosostenibile.
Dobbiamo, però, scegliere in modo consapevole il tipo di sacchetto in cui raccoglierli per smaltirli in modo corretto.

Inoltre, se il tuo comune ha previsto la distribuzione di mastelli per raccogliere e dividere la spazzatura, devi buttare i sacchetti biodegradabili nel contenitore riservato alla plastica.

Proprio per fare chiarezza su come gestire i rifiuti e quindi anche su dove si buttano i sacchetti biodegradabili, nel 2008 l’Unione Europea ha sancito una direttiva con la quale ha permesso la nascita di una “società del riciclaggio”, cioè un’organizzazione sociale che permetta di ridurre la quantità dei rifiuti prodotti, lavorando in direzione del riciclaggio.
In quest’ottica va tenuto presente che la plastica si può riciclare salvaguardando in questo modo l’ambiente.

Nella pratica, quindi, devi trattare i sacchetti biodegradabili come quelli di plastica. Non è detto, infatti, che un sacchetto biodegradabile si degradi del tutto nell’ambiente. Capita in alcuni casi, infatti, che fra gli elementi che compongono un sacchetto biodegradabile vi siano polveri di plastica.

Per essere proprio sicuro di non commettere errori nel conferimento dei vari sacchetti, ti consigliamo dunque di:

•    accertarti delle caratteristiche della busta;
•    verificare i regolamenti comunali della città in cui vivi.

Inoltre, per agevolare il compito, sono stati creati dei simboli che aiutano a capire velocemente di cosa è fatto il tuo sacchetto.
Li trovi stampati sulla busta e sono di facile lettura.

Quali sacchetti usare per l'organico?

Stesso problema si pone al momento di capire quali sacchetti usare per l’organico.

Partiamo dalla considerazione che i sacchetti compostabili sono di origine vegetale e che quindi  al momento dello smaltimento si comportano esattamente come se fossero un rifiuto organico. Si trasformano perciò in compost, cioè in concime.

Ne deriva che gli scarti organici e alimentari, che entrano di diritto nel processo di compostaggio, si buttano inserendoli nei sacchetti di bioplastica o, eventualmente,  di carta, entrambi compostabili, ovvero degradabili al 100% in breve tempo.

Sostanzialmente dobbiamo accertarci che il sacchetto con cui raccogliamo l’umido sia conforme alla normativa che regola la qualità del prodotto e che quindi risulti compatibile con l’impatto meno invasivo sull’ambiente.

Ecco alcuni spunti che ti possono essere utili nella scelta del sacchetto da usare per l’organico:

•    leggi le indicazioni riportate sul sacchetto;
•    cerca di capire se hai in mano una busta biodegradabile o una compostabile;

Seguendo queste semplici regole sei certo di non commettere errori sulla scelta di quale sacchetto usare per lo smaltimento dell’organico. Infatti, la raccolta dell’umido può essere gestita sia con sacchetti di carta che con contenitori compostabili. I sacchetti di carta sono facilmente riconoscibili ma hanno una tenuta decisamente ridotta, soprattutto se usati per la raccolta dell’umido.

Meglio dunque scegliere le buste compostabili che puoi riconoscere semplicemente facendo attenzione alla dicitura stampata sul sacchetto stesso.

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