Fare chiarezza su cosa significa plastica biodegradabile e saperla riconoscere è indispensabile per una corretta scelta dei materiali che usiamo più frequentemente e per la raccolta dei rifiuti.

La plastica biodegradabile, come tutti i materiali biodegradabili, è una sostanza suscettibile di degradazione naturale. Ciò significa che i vari microrganismi presenti nell’ambiente, come funghi, batteri, ecc…sono in grado di consumare e decomporre tutte le sue parti, fino alla sua totale scomparsa.

Questo processo si chiama biodegradazione ed avviene in due fasi principali:

•    frammentazione;
•    mineralizzazione biologica.

La fase di frammentazione accomuna tutti i materiali, con tempi più o meno lunghi e in certi casi addirittura lunghissimi. La mineralizzazione biologica, invece, è propria dei biodegradabili e corrisponde all'assimilazione da parte dei microrganismi della materia frammentata. Si tratta di un processo in grado di convertire il carbonio organico in carbonio inorganico. A questo punto il nuovo elemento viene assorbito dal terreno, ritornando ad essere parte dei cicli naturali.

I tempi di mineralizzazione possono essere molto diversi tra un materiale e l’altro.
Soffermiamoci sulla plastica biodegradabile per capire come riconoscerla e come smaltirla.

Quali plastiche sono biodegradabili

Per avere un atteggiamento davvero ecologico, dobbiamo sapere quali plastiche sono biodegradabili e distinguerle dalle altre.

Abbiamo capito fino ad ora che sono biodegradabili le plastiche in grado di decomporsi fino allo stato minerale, ovvero quelle per le quali esiste almeno un batterio in grado di completare il loro processo di degradazione in modo naturale.

Per quanto la biodegradabilità sia una proprietà dei materiali naturali come tutte le sostanze organiche, essa può appartenere anche ad alcuni composti artificiali e sintetici, realizzati in modo che una volta lasciati nell’ambiente siano in grado di decomporsi in elementi scarsamente inquinanti, riducendo il loro impatto ambientale.

Tra questi annoveriamo , appunto, alcune plastiche biodegradabili ottenute dalla lavorazione di mais, patate, fecola di patate, tapioca, grano, altri scarti vegetali e cellulosa.

Tra queste le più comunemente utilizzate sono:

•    acido polilattico (PLA);•   
•    MATER-BI.

Il PLA è una plastica ottenuta dalla macinazione del mais, che, in particolari condizioni, risulta biodegradabile e compostabile. Essa, infatti, è molto sensibile all’umidità. Si decompone facilmente in condizioni di umidità al 20% con temperature superiori ai 60°, riprodotte da un impianto di compostaggio.  
È ampiamente utilizzato per packaging e imballaggi alimentari, come bicchieri di plastica biodegradabili, sacchetti della spesa, bottiglie di plastica biodegradabile. Presente anche in campo automobilistico, informatico, musicale e in qualche altro settore, presenta ancora qualche limitazione a causa della sensibilità al calore.

Anche il MATER-BI oltre ad essere biodegradabile, è anche compostabile. È indicato per la realizzazione di prodotti a basso impatto ambientale. Sempre a base di mais con l'aggiunta di oli vegetali è uno dei più comuni materiali impiegati per produrre buste di plastica biodegradabile, sacchi dell'umido, bicchieri biodegradabili, piatti, posate, coppette per il gelato e molto altro in ambito di packaging alimentare. È anche utilizzato in agricoltura nella produzione di reti per la pacciamatura e una volta arrivato al termine del suo periodo di utilizzo rientra fa parte del ciclo naturale della vita.

Qual è la differenza tra plastica biodegradabile e bioplastica

Nonostante la grande attenzione a tematiche green, c’è ancora molta confusione sui vari tipi di plastica e, in particolare, sulla differenza tra plastica biodegradabile e bioplastica.

Il termine “bioplastica” non è sinonimo di biodegradabile. Capiamo la differenza per distinguere i prodotti in essi realizzati e farne un uso consapevole.

La bioplastica è una materiale biologico, ovvero realizzato con sostanze bio senza alcun componente fossile quali carbone o petrolio.
Biodegradabili sono, invece, tutti i materiali che in acqua, gas naturali (metano e anidride carbonica) o in biomassa possono essere degradati dai microrganismi come funghi e batteri.

Mentre non tutta la bioplastica, pur essendo bio-based, non è biodegradabile, alcuni polimeri fossili lo sono e costituiscono proprio le plastiche che definiamo biodegradabili.

Per esempio, tra le bioplastiche annoveriamo il comunissimo PET che non è biodegradabile e con lui altri materiali come il PE e il PTT, mentre il PLA è una bioplastica biodegradabile.
Ma prendiamo il caso del PBS: è un polimero fossile ottenuto da fermentazione batterica, è biodegradabile.

Ad oggi i polimeri tradizionali che costituiscono la plastica degli imballaggi sono ancora in larga parte non biodegradabili, ma la forte spinta della ricerca per un’economia sostenibile fa presupporre grandi e rapidi progressi.

Dove si butta la plastica biodegradabile

Proprio nell’ottica di una maggiore responsabilità ambientale dobbiamo sapere dove si butta la plastica biodegradabile.

Chiariamo innanzitutto che “biodegradabile” significa che un materiale si degrada di almeno il 90% in meno di 6 mesi. Questo è un tempo relativamente breve se pensiamo che un elemento compostabile in ambiente predisposto alla decomposizione ha tempi di deperimento dimezzati, ovvero inferiori a 3 mesi, mentre una plastica non biodegradabile può impiegare qualche centinaio di anni per scomparire.

Detto questo appare più chiara la necessità di differenziare i nostri rifiuti, in modo da:

•    non inquinare;
•    favorire i processi di riciclo.

Chi pone regolamente attenzione allo smaltimento dei rifiuti sa che la plastica biodegradabile si butta separatamente dall’organico, perché, sebbene il suo nome faccia pensare a una totale compatibilità con la natura, in realtà non tutta la plastica biodegradabile è compostabile. Pertanto non tutta può essere mescolata all’organico.

Generalmente l’imballaggio in plastica biodegradabile si butta con la plastica, con la quale, di qualsiasi tipo essa sia, prende parte a un processo di riciclo con cui arrivare a nuova vita.  
Poiché gli impianti fino ad ora in uso non consentono di degradare la plastica in tempi tanto rapidi quanto l’organico, i sacchetti in plastica biodegradabili, piatti e bicchieri in PLA, sacchetti della spesa o altri prodotti in MATER BI devono essere smaltiti separatamente dall’organico. Possono, in alternativa, essere buttati nella compostiera ad uso privato, con la consapevolezza che il materiale richiede tempistiche un poco più lunghe dell’umido per diventare compost.  

Ma come distinguere questi due tipi di plastica? Soffermiamoci sui prodotti di uso più comune per riconoscere i materiali di buste, piatti, bicchieri, bottiglie, flaconi, imballaggi, ecc…
In linea di massima, parlando solo delle plastiche più diffuse nella produzione di oggetti più diffusi, possiamo dire che tutto ciò che è contraddistinto dalla sigla PET si butta con la plastica, mentre i prodotti in PLA e MATER BI possono essere conferiti col compost.

Come smaltire il PLA

Andiamo un po’ più nello specifico e vediamo come smaltire il PLA, una delle plastiche più utilizzate in campo alimentare e non solo.

Come abbiamo detto, il PLA risente molto dell’umidità, tanto che in impianto di compostaggio un vasetto di yogurt si decompone in 47 giorni. Ciò significa che questo materiale racchiude in sé grandi potenzialità per il nostro ambiente. Oltre ad avere un basso impatto ambientale in fase produttiva, risulta anche basso inquinante.
Per sfruttare completamente questa sua qualità è necessario smaltire ogni oggetto in PLA nel compost.

Dove buttare il MATER BI

Stesso quesito ci si pone al momento di buttare il MATER BI.
Anche il MATER BI è sia biodegradabile che compostabile.
Questo materiale tecnicamente avanzato appartenente alla famiglia delle bioplastiche,  composto da materie prime rinnovabili e di origine fossile, si decompone in ciclo di compostaggio.
È anche biodegradabile, quindi, in assenza di disponibilità di compostiera privata, lo si può buttare nella plastica.
Le sue caratteristiche ne fanno un materiale ecologico, capace di una breve vita dopo il suo ciclo di utilizzo, ma molto resistente, in grado di offrire prestazioni pari alla plastica tradizionale.

Grazie a materiali all’avanguardia come tutta la plastica biodegradabile o compostabile e materie speciali come PLA e MATER BI diventa ogni giorno più concreta la possibilità di sviluppo della nostra società associata al mantenimento degli equilibri ecologici del pianeta.
Al centro dell’attenzione del consumatore deve, quindi, essere una costante attenzione ai prodotti utilizzati e al loro corretto conferimento.


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